Pauline Koner

Pauline Koner (New York 1912 – 2001) è stata una danzatrice e coreografa americana. Nasce in una famiglia di origine ebraica; il padre, Samuel, e la madre, Ida Ginsberg, emigrarono a New York, nel Bronx, rispettivamente dall’Ucraina e dalla Bielorussia, nel 1905.

Pauline Koner fa il suo debutto nella danza all’età di quattro anni, ma inizia la vera e propria formazione intorno al 1926, dopo aver visto Anna Pavlova nel balletto The Dying Swan, coreografato da Michel Fokine. È nello studio del celebre coreografo che Koner segue le lezioni di balletto classico, apparendo nel corpo di ballo dei bambini nella compagnia di Fokine dal 1928.

Sin da subito, la giovane danzatrice cerca uno stile più individuale aprendosi a diverse tecniche. Studia con il danzatore Michio Ito, girando nelle tournée con la sua compagnia nella stagione 1928-29, e con Angel Cansino, da cui apprende danze della cultura ispanica. Nel 1930, invece, si avvicina a Yeichi Nimura. Il successo arriva il 7 dicembre 1930, quando Koner si esibisce nel Guild Theatre di New York con il suo primo assolo. Un anno dopo è in scena al Metropolitan Opera Ballet con Le Pas d’Acier, di Edwin Strawbridge. La ricerca la porta a lasciare gli Stati Uniti, nel 1932, per dirigersi in Egitto e in Palestina, dove apprende le danze locali di cui ammira le strutture ritmiche, e che approfondisce anche con l’improvvisazione. Alcune creazioni di questo periodo entrano nel suo repertorio fisso, come Yemenite Prayer e Debka, entrambi del 1933. È di nuovo nei teatri newyorchesi per un breve periodo, nel 1934-35, prima di partire per l’Unione Sovietica dove rimane per quasi un anno. Qui sviluppa un proprio repertorio in cui convergono i diversi stili appresi, che ripropone nei teatri di Mosca e di San Pietroburgo (Leningrado). In quest’ultima città le affidano inoltre dei corsi di danza. Quando torna a New York ha modo di mostrare il frutto delle nuove influenze artistiche, distinguendosi con grande incisività nel panorama della danza contemporanea, al Humphrey-Weidman Studio Theatre, dove si esibisce con Song of the Slums e Suite of Soviet Impressions. Negli stessi anni conosce Fritz Mahler, cugino del noto compositore, con cui si sposa nel maggio del 1939 (il matrimonio durerà fino alla morte del marito, nel 1973).

Dagli anni Quaranta inizia una nuova fase artistica per Koner, che insieme a Kitty Doner, artista legata al Vaudeville, crea nel 1945 per la CBS Television Choreotones, uno dei primi progetti di grande successo finalizzato a presentare e sperimentare la danza attraverso televisione. Nello stesso anno si avvicina a Doris Humphrey che la invita a unirsi alla José Limón Dance Company di cui era direttrice artistica. Con Limón prolificano le sue creazioni solistiche in The Visitation, La Malinche, The Moor’s Pavane, There Is a Time, e ancora in Ruins and Visions, di Humphrey stessa. In queste collaborazioni, così come nei suoi lavori, le suggestioni delle danze etniche hanno un ruolo essenziale: sono pezzi caratterizzati da rapidi ed energici cambiamenti ritmici, combinati con una gestualità drammatica quasi pantomimica.

Nel 1949 fonda la propria compagnia nella quale la presenza di Doris Humphrey, come consulente artistica, rimane importante: nel 1962, pochi anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1958, Koner la omaggerà con The Farewell, un lungo assolo della durata di trenta minuti, considerato una delle sue opere migliori. Con il suo gruppo le tournée si susseguono fino al 1963, periodo in cui, inoltre, la danzatrice intensifica la propria attività di insegnante in diverse istituzioni: l’American Dance Festival (1948-1960), la North Carolina School of the Arts (1965-1976), il Brooklyn College (1975-1979) e la Juilliard School (1985). Nel 1975, tre anni dopo aver lasciato le scene, fonda il Pauline Koner Dance Consort con cui, fino al 1982,  rivisita il repertorio che l’ha resa celebre negli anni passati. Nel 1985 riceve un dottorato ad honorem in Belle Arti al Rhode Island College. Muore a New York l’8 febbraio del 2001. Il suo archivio è conservato nel Jerome Robbins Dance Division della New York Public Library. [Simona Silvestri]

 

 

Fonti e Bibl.: Henry Gilfond, Pauline Koner, «Dance Observer» vol. 2, n. 4, April, 1935; Pauline Koner, Intrinsic Dance, in The Modern Dance: Seven Statements of Belief, edited by Selma Jeanne Cohen, Wesleyan University Press, Middletown 1966; Olga Maynard, Pauline Koner: A Cyclic Force, «Dance Magazine», April, 1973, pp. 55-70; Joan Pikula, Communication and Compassion: Pauline Koner, «Dance Magazine», March, 1978, pp. 64-69; Pauline Koner, Working with Doris Humphrey, «Dance Chronicle», vol. 7, n. 3, 1984, pp. 235-278; Pauline Koner, Solitary Song, Duke University Press, Durham 1989; Jack Anderson, Pauline Koner, An American Original, «Dance Magazine», January, 1998, pp. 82-84; Rebecca Rossen, Hasidic Drag: Jewishness and Transvestism in the Modern Dance of Pauline Koner and Hadassah, «Feminist Studies», vol. 37, n. 2, 2001; Pauline Koner, Elements of Performance: A Guide for Performers in Dance, Theatre and Opera, Routledge, London 2013;  Rebecca Rossen, Dancing Jewish: Jewish Identity in American Modern and Postmodern Dance, Oxford University Press, Oxford 2014; Julia L. Mickenberg, American Girls in Red Russia: Chasing the Soviet Dream, University of Chicago Press, Chicago 2017.

Sitografia: Voce, Koner, Pauline (URL: https://www.oxfordreference.com/view/10.1093/acref/9780195173697.001.0001/acref-9780195173697-e-0944); Voce Pauline Koner, American choreographer (URL: https://www.britannica.com/biography/Pauline-Koner).