Maurice Morris Goldberg (? 1881 – New York 1949) è stato un fotografo, soprattutto ritrattista, celebre per essersi dedicato con continuità alla scena teatrale e musicale newyorchese dalla metà degli anni Dieci ai Cinquanta.
Nato in Russia nel 1881, emigra negli Stati Uniti nel 1905 stabilendosi nel Bronx, sulla Bryant Avenue. Nei primi anni americani si dedica alla pittura accostando a tale pratica anche lo studio della fotografia, che rimane inizialmente un’attività secondaria. Rivaluta la carriera di fotografo spinto dai risultati ottenuti dopo diverse esercitazioni nel campo della ritrattistica, effettuate prendendo come modelli i membri della propria famiglia. Stimolato dalla scena newyorchese e dal passaggio di compagnie provenienti da tutto il mondo, Goldberg si avvicina al teatro. Dal 1916, per i successivi venticinque anni, gli artisti che raffigura iniziano a popolare le maggiori riviste del settore sia nazionali, in particolare «The Theatre», «Shadowland», «Vanity Fair» e «Stage», che europee come la «UHU» di Berlino. Solo per citarne alcuni, davanti al suo obiettivo, fra i molti danzatori, attori e artisti, passano Harald Kreutzberg e Ruth Page, Desiree Lubovska, Margaret Severn, Doris Niles, Lina Basquette, Desha Delteil, le Marmein dancers, Dorothy Lee, Nikolai Ivanovich Svishtov, Harriet Hoctor, Alla Nazimova, i membri dei Ballet Russes de Monte Carlo e Greta Nissen.
Sebbene mantenga una produzione stabile nel suo studio a Manhattan, nella East 48th St., dove si concentra perlopiù sulla ritrattistica, il fotografo predilige seguire le compagnie nelle sale dei teatri o all’aperto, in natura, cogliendo i performer nell’atto stesso della loro creazione. Di pari passo persegue la ricerca tecnica, esplorando le possibilità di processi e di strumenti sempre nuovi. Se fino a metà degli anni Venti le sue fotografie, in particolare quelle che raffigurano pose, nudi e soggetti femminili in studio, sono influenzate dalla tecnica pittorialista, caratterizzate perciò da un uso morbido ed espressivo della luce, da tinte tenui e dalla resa grafica e materica, successivamente i corpi si delineano nello spazio con maggiore nitidezza e con uno stile più drammatico. Il fondo neutro e omogeneo con cui i soggetti fondono le tonalità dei corpi, diventa un allestimento via via sempre più elaborato. Questo stile lo avvicina al mondo della moda, ma soprattutto al cinema hollywoodiano: dalla metà degli anni Trenta lavora regolarmente per la casa di produzione statunitense R.K.O., per la Warner Bros e infine per la Universal, ambienti nei quali è noto col soprannome “Goldie”. Goldberg è inoltre celebre per i suoi ritratti di musicisti, fra cui spicca George Gershwin, e di divi del cinema come Rodolfo Valentino (1920-1923) e Bette Davis (1935).
Dal 1930 al 1938 le sue fotografie accompagnano gli articoli del critico di danza John Martin sul «New York Times». Negli ultimi anni della sua attività diventa maestro e mentore di Maurice Seymour, il duo fotografico composto da Maurice e Seymour Zeldman, connazionali anch’essi espatriati nei primi decenni del secolo.
Muore nella sua città di adozione nel 1948. Parte della sua produzione è conservata alla Margaret Herrick Library dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. [Simona Silvestri]
Fonti e Bibl: Arnold Lionel Haskell, Balletomania: The Story of an Obsession, AMS Press, New York 1968; Serge Leslie, A Dancer’s Scrapbook: From the Capitol Theatre, New York City, to Carnegie Hall with Doris Niles. A Chronicle, 1919-1929, Dance Books, Southwold (Hampshire, UK) 1987; David S. Shields, Still: American Silent Motion Picture Photography, University of Chicago Press, Chicago 2013.
Sitografia: Voce, Maurice Goldberg (URL: https://broadway.cas.sc.edu/content/maurice-goldberg); Online Archive of California (URL: https://oac.cdlib.org/findaid/ark:/13030/c898896h/).