Charlotte Rudolph

Charlotte Rudolph (Dresda 1896 – Amburgo 1983) nasce a Dresda l’11 luglio 1896, figlia unica di Christiane Helene e Johann Heinrich Rudolph, impiegato al ministero della cultura. Nel 1918 inizia la sua formazione come fotografa presso la scuola di Hugo Erfurth, che dal 1908 ha sede nel Palazzo Lüttichau di Dresda. Dopo due anni si diploma insieme al suo compagno di corso Walter Hege. Nel 1920 vede per la prima volta Mary Wigman danzare. A questo incontro ne seguiranno altri che daranno inizio alla ventennale collaborazione delle due artiste. Tra il 1920 e il 1924 rimane al fianco di Erfurth, al tempo uno dei più celebri ritrattisti tedeschi, in qualità di assistente, e nel 1924 riesce ad aprire il suo primo studio in Schnorstraße 53 a Dresda. Lei stessa si definisce “Tanzfotografin”, ovvero fotografa di danza, poiché nel suo studio accoglie danzatrici provenienti da tutta Europa, prima fra tutte la concittadina Gret Palucca. Gli scatti che immortalano gli incredibili salti di Palucca riscuotono un grande successo già dal giugno 1924. Distribuite su riviste, giornali, album di figurine, le fotografie della Rudolph contribuiscono alla rapida notorietà delle due artiste, entrambe agli albori delle rispettive carriere. Rudolph spedisce alcuni di questi scatti a Mary Wigman (di cui Palucca era stata l’allieva), la quale incuriosita si reca nel suo atelier per farsi fotografare mentre si esibisce nella danza dal titolo Verhüllter Gestalt (Figura Velata). Da questo momento Rudolph seguirà costantemente la danza della Wigman fino al suo ritiro, nel 1942. Rudolph è autrice di due brevi saggi Tanzphotographie e Das tänzerische Lichtbild, pubblicati rispettivamente sulle riviste Schriffttanz nel 1929 e su Tanzgemeinschaft nel 1930. Entrambi gli scritti rappresentano una sorta di manifesto del lavoro della fotografa, il modo di intendere e di applicare il genere della fotografia di danza. In particolare sottolinea l’importanza dell’uso della luce per creare giochi di ombre e rendere riconoscibile la stoffa dei costumi indossati dalle danzatrici. Sempre nel 1930 le foto di Mary Wigman appaiono nella mostra Das Lichtbild sotto la sezione “Im Dienste der Reportage”. In seguito Rudolph tiene una mostra autonoma a Berlino nel salotto artistico di Marta Görtel. Nel 1931 partecipa a una mostra con il fotografo Hans Robertson a Essen e Mannheim. Nel 1938 prende in gestione lo studio fotografico Portikus appartenuto alla sua collega ebrea Genja Günther-Jonas, morta prematuramente a causa di una grave malattia. Come la Rudolph, anche la Günther-Jonas si era dedicata alla fotografia di danza fino a che le leggi razziali del 1935 le impedirono di lavorare. Il 13 febbraio 1945 perde la casa in Tiergartenstraße e lo studio in via Bürgerwiese 6 a causa dei bombardamenti da parte degli alleati che distruggono completamente la città. Di tutti i negativi, le foto, gli appunti e i quaderni personali lì contenuti non rimane alcuna traccia. Secondo i ricordi di Palucca, la Rudolph avrebbe fotografato Dresda distrutta dopo il bombardamento. Nel 1948 si trasferisce a Braunschweig in Bassa Sassonia, dove fino al 1949 vive e lavora nel palazzo Richmond, collaborando con il suo vecchio compagno di corso Walter Hege e la sua assistente Eva Bollert. Per un breve periodo vive e lavora nella città bavarese Untermerzbach, per poi trasferirsi ad Aachen dove rimarrà fino al dicembre 1952. Nel 1953 si trova a Bielefeld e torna a lavorare con la sua prima assistente dello studio di Dresda, Ruth Rehberg. Un anno dopo trasferisce di nuovo il suo domicilio, questa volta in Assia a Korbach. Qui stabilisce un nuovo studio fotografico che rimarrà attivo fino al giugno 1959, anno del trasferimento in California. È difficile stabilire di cosa si sia occupata la Rudolph in questi anni di continui spostamenti. Infatti, non avendo avuto eredi, la maggior parte delle sue opere sono rimaste in possesso dei committenti, ai quali è tuttora difficile risalire in quanto sparsi tra Europa e Stati Uniti. Nel 1960 torna a Korbach, riapre lo studio per un anno, finché decide di chiudere e spostarsi ad Amburgo. Negli anni della pensione, come lei stessa li chiama, Rudolph si occupa principalmente di ritratti e delle fotografie di danzatrici realizzate decenni prima. Passa gli ultimi anni della sua vita in una casa di cura di Amburgo dove muore all’età di 87 anni il 2 settembre 1983. [Sara Morassut]

 

Fonti e Bibl.: Charlotte Rudolph, Tanzphotographie, «Schriffttanz», n. 2, 1929, pp. 28-29; Charlotte Rudolph, Das tänzerische Lichtbild, «Tanzgemeinschaft», n. 1, 1930, pp. 4-6; Charlotte Rudolph, Erinnungen von Charlotte Rudolph. Tanzphotographin. Dresden 1920-1942, Deutsches Tanzarchiv Köln [DTK 37210]; Ute Eskildsen (hg.) Fotografieren hieß Teilnehmen. Fotografinnen der Weimarer Republik, Richter, Düsseldorf 1994; Christiane Kuhlmann, Bewegter Körper- Mechanischer Apparat. Zur medialen Verschränkung von Tanz und Fotografie in den 1920er Jahren, Peter Lang, Frankfurt am Main 2003; Christiane Kuhlmann, Charlotte Rudoplh. Tanzfotografie 1942-1939, Steidl, Göttingen 2004; Ute Eskildsen (hg.) Fotografieren hieß Teilnehmen. Fotografinnen der Weimarer Republik, Richter, Düsseldorf 1994; Ilaria Puri Purini, Gret Palucca and Charlotte Rudolph; Promotional Strategies to Access Modernism, «Photography and Culture», vol. 9:1, 2016, pp. 25-38; Raimondo Guarino, Palucca, Rudolph, Kandinskij. Il tempo di un colloquio e l’immagine come forma del movimento, in La scena dell’immagine, a cura di Stefano Geraci, Raimondo Guarino, Samantha Marenzi, Officina Edizioni, Roma, 2019; Sara Morassut, Tanzphotographie. La scuola tedesca, in La camera meravigliosa. Per un atlante della fotografia di danza, a cura di Samantha Marenzi, Simona Silvestri, Francesca Pietrisanti, “La Scena dei saperi”, vol. 2, Editoriale Idea, Roma 2020.