Ideata e sviluppata da Émile Jaques-Dalcroze (Vienna 1865 – Ginevra 1950) nei primi anni del Novecento, la ritmica che prende il nome del compositore e musicista è un sistema pedagogico attivo fondato sull’interpretazione corporale della musica, partendo dall’elemento semplice della nota musicale per estendersi al fraseggio e al ritmo più complesso. Insieme all’utilizzo di questa disciplina come strumento di studio di aspetti teorici della musica, come l’armonia o il solfeggio, la ritmica dalcroziana nasce con lo scopo di riscoprire percettivamente il suono e il ritmo stimolando un apparato di movimenti ed esercizi fisici organizzati, che impiegano il corpo nel suo complesso. Così, trasponendo la composizione musicale in una configurazione coreutica plastica ad essa coerente, il ritmo cessa di essere una prerogativa dell’udito e si trasforma in traccia visibile nello spazio. I movimenti, ricchi di una loro armonia ed espressività, costruiscono la loro struttura sull’interazione fra la dimensione dell’ascolto, la conoscenza di nozioni musicali e la consapevolezza dello spazio: un equilibrio in cui ogni elemento è sostanziale, e che nel sistema educativo non tralascia la sfera delle emozioni e dei sentimenti degli allievi.
Già dal 1892 e il 1910, quando insegna armonia al Conservatorio di Ginevra, Jaques-Dalcroze inizia a elaborare un metodo multidisciplinare di studio della musica che coinvolga la dimensione del movimento e dell’improvvisazione, rompendo l’approccio puramente teorico. Le stesse composizioni musicali che egli realizza in questo periodo per un pubblico infantile, come è evidente dai titoli – Six chansons de gestes, Dix nouvelles chansons avec gestes –, sono inscindibili dalle sue ricerche pedagogiche destinate a sviluppare nei bambini il senso dell’euritmia e dell’armonia dei movimenti. Ispirandosi ad un repertorio di forme e posizioni in cui riverbera la potenza dell’antichità, Jaques-Dalcroze mette in pratica le sue idee guidando i suoi allievi e interpretando lui stesso le proprie composizioni musicali, accompagnate da un pianoforte, in vasti spazi all’aperto.
Il tentativo di riconciliare l’espressione musicale con quella corporea approda nella creazione della ginnastica ritmica intorno al 1903 e trova il suo maggior sviluppo nelle lezioni che Jaques-Dalcroze, in stretta collaborazione con Adolphe Appia, è chiamato a tenere all’Istituto della città giardino di Hellerau, vicino Dresda, aperto dal 1911 al 1914. Nei festival, previsti a conclusione di ogni anno, ma che effettivamente si tengono solo nell’estate del 1912 e 1913, gli spettatori vedono ben più che semplici saggi scolastici: una rassegna senza precedenti di una nuova arte rappresentativa che trova nell’euritmica la via verso nuove prospettive teatrali. Il lavoro e le sperimentazioni di Jaques-Dalcroze a Hellerau, sul confine dei domini della danza, del teatro e della pura ginnastica, si dimostrano tanto influenti da diventare una componente fondamentale nello sviluppo del teatro moderno. Il primo di questi festival vede la messa in scena del secondo atto dell’Orfeo di Gluck e l’enorme successo lo spinge nel secondo anno all’allestimento dell’opera completa, che provoca una reazione ancora più entusiasta. In entrambi i casi è chiaro come Jaques-Dalcroze non si preoccupi solamente delle coreografie ma ricerchi un ritmo traendo impulso anche dall’azione congiunta della luce con lo spazio: un’unione incarnata nelle scene disegnate da Appia e che incide tanto sui corpi e i movimenti degli allievi, quanto sul flusso della musica stessa.
L’Istituto di Hellerau diventa una meta di pellegrinaggio fra i maggiori critici e artisti di teatro, come il creatore e impresario dei Balletti Russi Sergej Djagilev con il ballerino e coreografo Vaclav Nižinskij , Konstantin Stanislavskij, il principe mecenate russo Serge Volkonskij, che diventa un convinto sostenitore del metodo Dalcroze, lo scrittore e drammaturgo George Bernard Shaw, il regista tedesco Max Reinhardt, l’attore e regista Georges Pitoëff, il poeta francese Paul Claudel e molti altri. L’estate del ’14 con la guerra e la morte di Wolf Dohrn, cofondatore, direttore e promotore di Hellerau, si interrompono i progetti dell’Istituto. Intanto, Jaques-Dalcroze è costretto a rientrare a Ginevra. Qui, nel 1915, colui che per tutti ormai è un rivoluzionario educatore, apre le porte di un nuovo istituto, che tuttora vanta la partecipazione di numerosi studenti di ogni fascia d’età. Nella struttura degli attuali corsi dell’Institut Jaques-Dalcroze, la ritmica rimane fedele ai presupposti che l’hanno vista nascere. Nel corso della prima metà del Novecento il metodo si diffonde in tutta Europa grazie sia all’apertura di sedi dell’Istituto, all’introduzione della ginnastica ritmica nell’istruzione scolastica, che e al suo utilizzo all’interno di percorsi pedagogici di musica, di danza e di teatro, come è il caso di Jacques Copeau, fondatore del Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi, che vede nell’euritmica uno strumento di formazione di nuovi attori, o di Djagilev che porta nei Balletti Russi Marie Rambert, allieva di Jaques-Dalcroze. [Simona Silvestri]
Fonti e Bibl.: Émile Jaques-Dalcroze, Méthode Jaques-Dalcroze pour le développement de l’instinct rythmique, du sens auditif et du sentiment tonal, Sandoz, Neuchâtel 1906; – Le rythme, la musique et l’éducation, Librairie Fischbacher, Paris 1920 (trad. it. a cura di Louisa Di Segni-Jaffé, Il ritmo, la musica e l’educazione, EDT, Torino 2008); Martin Frank, Tibor Danés et al., Émile Jaques-Dalcroze: L’homme, le compositeur, le créateur de la rythmique, La Baconnière, Neuchâtel 1965; Marie-Laure Bachmann, La rythmique Jaques-Dalcroze, une éducation par la musique et pour la musique, La Baconniere, Neuchâtel 1984; Richard Beacham, Appia, Jaques-Dalcroze e Hellerau: poesia in movimento, in Eugenia Casini Ropa, Alle origini della danza moderna, Il Mulino, Bologna 1990; Irwin Spector, Rhythm and Life: the Work of Émile Jaques-Dalcroze, Pendragon Press, Stuyvesant 1990; Martin Frank, Ecrits sur la Rythmique et pour les Rythmiciens, les Pédagogues, les Musiciens, Papillon, Genève 1995; Jacques Tchamkerten, Émile Jaques-Dalcroze compositeur, La Baconnière Arts et Bibliothèque de Genève, Genève 2014; Mary Brice, La rythmique Jaques-Dalcroze dans les écoles primaires genevoises: une approche didactique, Université de Genève, Genève 2014; Simona Silvestri, Il movimento ritmico nelle fotografie di Frédéric Boissonnas, in La camera meravigliosa. Per un atlante della fotografia di danza, a cura di Samantha Marenzi, Simona Silvestri, Francesca Pietrisanti, “La Scena dei saperi”, vol. 2, Editoriale Idea, Roma 2020.
Sitografia: IJD – Institut Jaques-Dalcroze, rythmique – musique – mouvement (URL: https://www.dalcroze.ch/); Centre d’iconographie de la Bibliothèque de Genève (URL: http://www.ville-ge.ch/musinfo/bd/bge/cig/).