Stella Bloch (Tarnów 1897 – Bethel 1999) è stata una danzatrice, artista visiva e saggista attiva negli Stati Uniti, prima nel vivace ambiente newyorchese degli anni Dieci e Venti, poi a Hollywood, nel cuore dell’industria cinematografica, fino al suo ritiro in Connecticut negli anni Sessanta. Ebrea nata in Polonia, si trasferisce piccolissima a New York con la madre, che raggiunge una parte della sua famiglia d’origine con cui entra in affari. Lì Stella, senza padre, cresce al fianco dei suoi cugini ai quali resterà molto legata. Tra questi, due condividono con lei anche l’avventura artistica e professionale: Richard e Mortimer Offner, studioso di storia dell’arte il primo, fotografo e poi sceneggiatore cinematografico il secondo. È Richard che quando lei è ancora giovanissima la indirizza assecondando la sua prima grande passione, quella per il disegno: a distanza, mentre studia in Italia (diventerà un esperto dell’arte del Rinascimento e docente prima ad Harvard poi alla New York City University) la sensibilizza all’arte del passato, giudica i suoi disegni e la istruisce, esercitando la sua influenza sulla madre di Stella tendenzialmente ostile alle inclinazioni di lei. Mortimer, che diventerà un apprezzato ritrattista, la riprende nei suoi primi esperimenti di danza quando, anche in questo caso autodidatta, la giovane aveva iniziato a sperimentare il movimento libero sia col corpo, danzando all’aperto sulla scia della visione di Isadora Duncan, sia col disegno, facendo della celebre danzatrice americana e delle sue allieve i soggetti principali della sua produzione grafica. È infatti dopo aver assistito alla tappa newyorkese della tournée americana di Duncan e delle sue Isadorables nel 1915 che Stella si vota, prima idealmente e poi concretamente, alla filosofia e alla pratica artistica di queste danzatrici. Quella prima visione inaugura anche un rapporto con la scrittura della danza: dopo la stesura di un saggio su Isadora Duncan (pubblicato diversi anni dopo), Stella Bloch scriverà diversi articoli aggiungendo la riflessione teorica al doppio coinvolgimento, come danzatrice e come disegnatrice, nei processi creativi dell’arte coreutica.
Dopo vari tentativi, è nel 1917 che approda a un palcoscenico importante vendendo selezionata come una sorta di figurante nello spettacolo di Roshanara, al secolo Olive Katherine Craddock, danzatrice anglo-indiana inserita nel programma tutto orientale del Ballet Intime creato da Adolph Bolm, il celebre interprete dei Balletti Russi stabilitosi negli Stati Uniti. Oltre a Roshanara erano coinvolti nel programma il performer giapponese Michio Ito, col quale Stella Bloch manterrà un vivace scambio negli anni successivi, e la musicista Ratan Devi (Alice Ethel Richardson), interprete di musica tradizionale indiana, moglie del noto intellettuale esperto di arte e cultura asiatica Ananda Coomaraswamy. Oltre che un debutto sulle scene, quella partecipazione al programma del Ballet Intime costituisce l’accesso a una rete di relazioni che sarà l’elemento propulsore dell’avventura artistica, intellettuale e umana di Stella Bloch. Grazie a Ratan Devi, e complice suo marito, la ragazza entra finalmente in contatto con le allieve di Isadora Duncan nella fase in cui diventano loro stesse maestre. Con l’aiuto del ritrattista e fotografo di danza Arnold Genthe, che fotografa Stella a più riprese sia come Duncan Dancer che nelle sue sperimentazioni personali, la giovane inizia a studiare con le Isadorables e nel 1918 entra a far parte del loro gruppo, oltre a intessere una duratura amicizia soprattutto con Anna e Lisa Duncan, le sue principali insegnanti. Ananda Coomaraswamy, che subito diventa il suo mentore, la introduce nel mondo culturale e nell’attivismo newyorchese, in particolare attraverso l’assidua frequentazione della libreria Sunwise Turn, epicentro del modernismo e del pensiero libertario, e la avvicina anche alla filosofia asiatica e al pensiero buddista. Diventato curatore della sezione di arte indiana al Boston Museum of Fine Arts, nel 1920-1921 Coomaraswamy porta con sé Stella Bloch appena diciassettenne in una delle lunghe missioni di acquisto di opere nel sud-est asiatico e nell’Estremo Oriente commissionate dal Museo. L’anno successivo, ottenuto il divorzio da Ratan Devi (che era la sua seconda moglie), Coomaraswamy sposa Stella a cui resta legato, seppure in una formula a distanza tra New York e Boston, fino al 1930. Nel viaggio la giovane assiste agli spettacoli delle più diverse tradizioni sceniche asiatiche, di cui disegna i danzatori coi loro costumi, con le posizioni, i gesti e i tratti salienti delle loro tecniche di movimento. Pubblicherà alcune di queste tavole in un piccolo volume introdotto da suo marito dal titolo Dancing and the drama East and West, un saggio sulla dimensione rituale e impersonale della danza orientale (e di quella di Isadora Duncan, unico esempio occidentale di quello che definisce il “Dramma ideale”) pubblicato nel 1922, lo stesso anno in cui debutta come “Javanese dancer” nel nuovo programma del Ballet Intime di Adolph Bolm. Parte da qui una carriera da solista discontinua: si esibisce in programmi a più danzatori insieme a Michio Ito e alla performer franco-indiana Nyota Inyoka; tenta la via di Broadway e delle Greenwich Village Follies, ottiene nel 1925 una settimana di repliche nell’Eastman Theater, il grande palcoscenico legato alla Eastman School of Music dove insegna per un breve periodo (e dove verrà sostituita da Martha Graham). Alterna alle danze orientali dei pezzi di danza libera e impartisce lezioni di entrambe. Intanto partecipa alla vita mondana e culturale della New York degli anni Venti. Impara il charleston, si appassiona alla scena jazz e si interessa in modo sempre più intenso alla cultura afroamericana. Inizia a frequentare assiduamente i locali di Harlem partecipando a quello che viene definito il suo Rinascimento. Assiste agli spettacoli nei club in cui vanno solo i neri, disegnando i protagonisti della musica e della danza e trovando lì quel legame tra spettacolo e comunità che credeva possibile solo nelle antiche tradizioni asiatiche. Nel 1925, intrecciando le tecniche apprese e le influenze culturali, propone un pezzo dal titolo Java and Jazz. Su questo innesto scrive articoli e ai danzatori afroamericani dedica disegni che vedranno la doppia destinazione promozionale e artistica: verranno infatti sia usati per le locandine di spettacoli che raccolti in mostre che la impongono finalmente nel panorama artistico della città.
Nel 1931 Stella sposa in seconde nozze Edward Eliscu, paroliere coinvolto nella produzione di spettacoli di Broadway col quale presto si trasferisce a Hollywood dove entrambi lavorano nel cinema fino alla nota caccia delle streghe che vedrà molti artisti e intellettuali, tra cui parte della famiglia di Stella, inseriti nelle liste nere come sospetti comunisti.
Coi loro due figli, Stella ed Edward si ritirano in Connecticut nel 1966 dove rimarranno fino alla loro morte, avvenuta nel 1998 quella di lui e l’anno successivo, un giorno prima di compiere 101 anni, quella di lei.
I principali fondi d’archivio che conservano i materiali inediti, i molti articoli pubblicati su diverse riviste, le lettere e i disegni di Stella Bloch, sono: Stella Bloch Papers 1907-1999 – Jerome Robbins Dance Division The New York Public Library for the Performing Arts; Stella Bloch Papers Relating to Ananda K. Coomaraswamy – Princeton University Library; Stella Bloch papers, 1914-1991 – Houghton Library, Harvard College Library. [Samantha Marenzi]
Fonti e Bibl.: Kimberly Dawn Crowsell, Stella Bloch and the Politics of Art and Dance, Tesi discussa alla University of Victoria nel 2006, sotto la supervisione di Allan Antliff; Matthew Isaac Cohen, Stella Bloch and ‘Up to Date’ Java, in Id, Performing Otherness. Java and Bali on International Stages, 1905-1952, Palgrave Macmillan, Basingstoke 2010, pp. 73-105; Michael Coleman, Stella Bloch. Art, Dance and a Remarkable Life. 1897-1999, edito dall’autore, s.l. 2019; Samantha Marenzi, I disegni di Stella Bloch al confine tra danza e scrittura, «Danza e ricerca», n. 12, 2020.